Introduzione
Questo capoverso spiega la scelta dei titoli dei cinque capitoli in cui
è diviso il libro.
Tra questi scogli e queste tempeste vi sono quelli che possono essere
indicati con i termini del vecchio brindisi: “Cavalli, vino e donne”con
l’aggiunta di due altri: cucù e ipocriti. Durante la tua vita certamente ne
incontrerai molti. Nei capitoli seguenti mi propongo di dimostrarti che questi scogli hanno lati
buoni e cattivi, e come per mezzo del Roverismo non solo tu possa evitarli, ma
anche trarne vantaggio e aprirti la strada verso il successo.
Qui fa una sua ironica considerazione sul concetto di educazione non
applicata.
Mi sembra molto strano che un uomo morendo porti con sé tutta
l’esperienza che ha fatto durante la sua vita, sia nei momenti peggiori come
nelle ore di successo, lasciando che i suoi figli o fratelli minori facciano la
loro esperienza personale, incominciando daccapo! Perché egli non può
trasmettere loro la sua esperienza? In tal modo essi entrerebbero nella vita
con un patrimonio di esperienza che permetterebbe loro di raggiungere un
maggior grado di capacità, di realizzazione e di saggezza.
Il libro ha un’introduzione, nella quale l’autore spiega lo scopo e il
significato dei contenuti e del linguaggio usato. Vi si ritrova di seguito il
valore dei termini: “strada”, “successo”, “canoa”, “gregge”, “scoglio”.
Questo libro non è scritto dunque per quelli che hanno esperienza. Ad
essi io sconsiglio di leggerlo. È per voi giovani che scrivo, voi che avete il
buon senso di guardare innanzi, ansiosi di vedere in che direzione andare e che
cosa dovete fare nella vita.
Col termine “strada” non intendo un vagar senza meta, ma piuttosto uno
scoprire la propria via per piacevoli sentieri in vista di uno scopo definito
conoscendo le difficoltà ed i pericoli che facilmente si incontreranno lungo il
cammino.
Dovrai attenderti molti ostacoli.
Cos’è il successo?
Un’elevata condizione sociale? ricchezza? posizione? potenza?
Nulla di tutto ciò.
Io credo che noi siamo stati posti in questo mondo di meravigliose
bellezze con una particolare capacità per apprezzarle, talora per avere la
gioia di collaborare al loro sviluppo, ed anche per poter aiutare gli altri,
invece di scavalcarli e, tutto ciò facendo, godere la vita – ossia raggiungere
la felicità.
Questo è ciò che io chiamo “successo”, essere felice. Ma la felicità
non è puramente passiva: cioè non si può ottenerla mettendosi a sedere per
riceverla.
A noi invece sono state date braccia, gambe, un intelletto e delle
aspirazioni che devono renderci attivi; ed è l’attività, più che l’attesa
passiva, che vale nel raggiungere la vera Felicità.
La verità è che non serve attendere la felicità dell’avvenire, bisogna
sapere godere della vita ad ogni istante. Il saggio non si accontenta di un
vago paradiso nel futuro. Egli capisce che è in suo potere costruirsi il
proprio paradiso, qui, in questo mondo, ora; e che sarà tanto migliore il
paradiso che si prepara per l’avvenire quanto più completo è quello che ora sta
vivendo. Così un giorno potrà entrare nel vero paradiso, preparato per lui,
oasi di riposo, di pace di ringraziamento.
Molti pensano che ‘piacere’ e ‘felicità’ siano la stessa cosa, ma
sbagliano.
Il piacere è troppo spesso soltanto una distrazione. […]
La
Felicità è un’altra
cosa: accompagnata sempre e riempie tutta la vita. Si scopre cioè che il
Paradiso non è solo qualcosa di vago lassù, tra le nuvole, ma è qui, in questo
mondo, proprio nel nostro cuore.
La vera felicità è come il radio. È una forma di amore che divine tanto
più piena quanto più viene rivolta verso gli altri; per questo la felicità è
alla portata di tutti, anche del più povero.
Mi sembra che la felicità sia soprattutto attiva e, solo in piccola
parte, passiva.
Passiva perché il godere la bellezza della natura, la magnificenza di
un tramonto, la maestosità delle montagne, le meraviglie della vita degli
animali, il profumo di un fuoco di campo, insieme alla gioia di un focolare
felice, suscita verso il Creatore un senso di gratitudine, che può però trovare
la sua espressione solo nell’attività: lo sforzo di essere utili agli altri
supplisce largamente questa necessità. Ciò che conta è fare del bene realmente.
Quando, da ragazzo, cominci il viaggio della vita, sei naturalmente
portato a pensare che tu sei solo uno dei tanti e che quindi la miglior cosa
che tu puoi fare sia di seguire la maggioranza. [=“gregge”; …]
Questo modo di pensare è completamente sbagliato. Ricorda che tu sei
tu. Sei tu che devi vivere la tua vita, e se vuoi riuscire a raggiungere la
felicità devi essere tu a guadagnartela. Nessun altro può farlo per te.
Nel disegno che ho fatto, sei tu che stai spingendo con la pagaia la
canoa, non stai remando in una barca.
La differenza è che nel primo caso tu guardi a te e vai sempre a vanti,
mentre nel secondo non puoi guardare dove vai e ti affidi al timone tenuto da
altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto.
Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri
ancora preferiscono imbarcarsi passivamente, veleggiando trasportati dal vento
della fortuna o dalla corrente del caso; è più facile che remare, ma ugualmente
pericoloso.
Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre la sua canoa,
cioè si apra da solo la propria strada.
Guida tu stesso la tua canoa, non contare sull’aiuto degli altri. Tu
parti dal ruscello della fanciullezza per un viaggio avventuroso; di là passi
nel fiume dell’adolescenza; poi sbocchi nell’oceano della virilità per arrivare
al porto che vuoi raggiungere.
Incontrerai nella tua rotta difficoltà e pericoli, banchi e tempeste.
Ma senza avventura, la vita sarebbe terribilmente monotona. Se saprai manovrare
con cura, navigando con lealtà e gioiosa persistenza, non c’è ragione perché il
tuo viaggio non debba essere un completo successo; poco importa quanto piccolo
fosse il ruscello dal quale un giorno partisti.
Un passo così significativo necessita, per il suo linguaggio
metaforico, di un conciso commento. Nel libro BP presenta un’illustrazione di
sua mano che raffigura quanto esprime. Compare, quindi, un disegno con
profondità aerea, nel quale si affiancano una canoa che affonda incagliata in uno
scoglio semisommerso e un’altra ben portata che avanza senza alcuna difficoltà.
In questa immagine viene idealmente immedesimato il lettore. Di qui, per
comprendere quanto segue, è indispensabile realizzare che per canoa si intende
la propria vita, per rotta il cammino di crescita personale, per successo la
felicità, per scogli le debolezze e il pericolo dei cedimenti.